Cinema e società: l’uno specchio dell’altra?

L'influenza del cinema sulla cultura dominante e viceversa.


mercoledì 14 dicembre 2016 - Dalle 19:30 alle 21:00


L’appuntamento di dicembre dei Dialoghi del Levante sarà – in via eccezionale – mercoledì 14 con inizio alle ore 19.30.
Ospiti d’eccezione saranno:
 
il regista Gennaro Nunziante (regista di tutti i successi di Checco Zalone)
 
 
 
 
 
 
 il prof. Armando Fumagalli (consulente Lux Vide, ordinario di Teoria dei linguaggi e docente di Semiotica presso la sede di Milano dell’Università Cattolica)
 
 
 
 
Tema:
Cinema e società: l’uno specchio dell’altra?
L’influenza del cinema sulla cultura dominante e viceversa.
 
Il cinema è sempre stato una punta avanzata dell’elaborazione culturale e un fattore di cambiamento sociale. Le “antenne” dei suoi autori e produttori hanno captato e proposto nuovi stili di vita e nuovi modelli di comportamento, incarnandoli in personaggi attraenti e facendoli diventare ampiamente condivisi. L’incontro vuole aiutare a riflettere su queste dinamiche, portando esempi dal nostro Paese e dall’industria che guida l’entertainment mondiale: quella di Hollywood.

SEDE E CONTATTI

Ingresso libero
Collegio Universitario di Merito I.P.E. Poggiolevante
via Orfeo Mazzitelli, 41 – 70124 Bari
tel. 08.05.04.21.54 – info@poggiolevante.it


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RESOCONTO

Il cinema è sempre stato una punta avanzata dell’elaborazione culturale e un fattore di cambiamento sociale. Esso descrive veramente le sfaccettature della società o segue soltanto la logica del profitto imposta dal mercato? Di questo si è discusso mercoledì 14 dicembre 2016 presso l’aula magna della Residenza Universitaria del Levante con il prof. Armando Fumagalli (consulente Lux Vide, ordinario di Teoria dei linguaggi e docente di Semiotica presso la sede di Milano dell’Università Cattolica) e Gennaro Nunziante, regista di tutti i successi di Checco Zalone.
Durante il dibattito è emerso che la cultura di un Paese incide parecchio sulla produzione dei film diventando un fenomeno globale, soprattutto se ha un’industria cinematografica importante. Se fino a poco tempo fa i film di maggior successo e con grandi ricavi erano prodotti da aziende americane, da qualche anno una ponderosa parte del mercato è coperta da società asiatiche, in particolare della Corea e dell’India, quest’ultima emulatrice del progetto statunitense con la creazione del famoso “Bollywood”. Pertanto il cinema non è lo specchio del Paese, ma è il riflesso delle persone che lo realizzano.
Il professor Fumagalli ha aggiunto che: “I film che incassano tanto sono quelli vicini al sentir comune delle persone e in sintonia con una visione cristiana della vita”. Tra i tanti esempi ha citato i film della Pixar, la saga di Harry Potter e il filone dei colossal epici come “Lo Hobbit”.
Negli ultimi tempi ai film si preferiscono le serie televisive. Grazie al sistema di trasmissione su reti a pagamento, le serie TV sono un nuovo modello di business che non prevedono un’audience elevata, ma cercano costantemente la notorietà nel grande pubblico. I soggetti rappresentati non sono più gli eroi ma le cosiddette “decent people”, persone normali descritte nella loro quotidianità.
Secondo Nunziante, invece, in Italia si vive un vero e proprio  paradosso poiché le serie televisive sono più “cinematografiche” dei film. Ciò avviene perché la gran parte dei film è pensata per un uso televisivo e non per il cinema. L’industria del cinema, ormai da qualche tempo, deve fare i conti, attraverso il moltiplicarsi dei modi di diffusione del segnale, con modalità di consumo, e quindi con un mercato, radicalmente trasformato, con inevitabili effetti diretti su natura e qualità del prodotto stesso. Ne consegue un abbattimento dei costi che si manifesta non solo sulle location ma anche sugli attori e non ultime, sulle sceneggiature. Proprio quest’ultimo aspetto ha subito un declino considerevole, perché i film mancano di un tema importante e si riempiono di situazioni grottesche e ricche di volgarità. Il regista ha affrontato anche il tema dell’“italianità” cinematografica all’estero. Lo stereotipo italiano è spesso sinonimo di mafia e negativismo senza novità alcuna.
In un paese dove non c’è più niente da raccontare, dove il cinema crea solo un’accozzaglia di generi e non comunica più al pubblico, è possibile superare questa crisi cinematografica e culturale. Ciò può avvenir soltanto se si va a descrivere la quotidianità nella sua semplicità, sperimentando nuove situazioni senza edulcorare i generi. 
Un ottimo esempio lo vediamo in “Come diventare grandi nonostante i genitori” di cui Nunziante è abile sceneggiatore (ora nelle sale cinematografiche).

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