Volontariato in Tanzania per insegnare informatica

un'occasione formativa per una vacanza intelligente

10/09/2023

Scrive Antonio Morra, studente ASIRID di Poggiolevante, laureando magistrale in Ingegneria elettronica:

Tra le mille e uno attività che il Collegio Poggiolevante offre ai suoi studenti, c’è stata l’opportunità di far parte di un progetto, piuttosto atipico, su un’idea dell’Associazione Centro ELIS: un volontariato in Africa.

Il progetto si prefigge l’obiettivo di aiutare lo sviluppo tecnologico della Tanzania. Un paese povero, ma che punta sull’istruzione per migliorare le sue condizioni economiche e infrastrutturali. Così, io ed altri sette ragazzi provenienti da Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Lazio, coordinati da un responsabile della Campania e un sacerdote tanzaniano abbiamo formato il gruppo della missione.

La missione ha inizio “da remoto” e con il supporto di TIM, ELIS e decine di donatori e persone sensibili alla causa. Prepariamo e spediamo nei mesi che vanno da marzo a luglio centinaia di PC nei punti nevralgici per la crescita della Tanzania, quali scuole e ospedali.

Ad agosto la vera avventura ha inizio e ci rechiamo a Kitanewa, un villaggio sperduto nell’entroterra del vasto altopiano tanzaniano, a sole 10 ore di pullman e 2 ore di Jeep da Dar Es Salaam, dove invece siamo atterrati. Partiamo con 20 PC, due a testa, e tanta esperienza nel campo essendo ingegneri informatici, elettronici e video editor. Iniziano così due settimane di insegnamento agli studenti per un primo approccio al mondo dei computer e in parallelo insegnando al corpo docente gli strumenti per agevolarli nella gestione dei dati e nel lavoro. Dopo le lezioni, invece, spazio a giochi di gruppo e divertimento con sport di ogni tipo, tiro alla fune, balli, quiz, caccia al tesoro e tanto altro. 

Qui si fermerebbe il resoconto, se volessimo limitarci all’elenco delle attività svolte. Ma in questo viaggio è avvenuto uno scambio, e come a volte accade si riceve più di quello che si dà. La nostra moneta è stata la tecnologia, la loro lo spirito.

Fin dall’arrivo ci hanno fatto respirare il loro entusiasmo con un’accoglienza di cori e balli, come per un amico speciale. Uno di quelli che si conoscono da tempo, che fanno parte di quel gruppo storico che ti resta nel cuore. Sono bastati pochi giorni per diventare come fratelli, scherzare, ridere, ballare, arrabbiarsi e poi abbracciarsi. Eravamo come bambini pronti ad entusiasmarci per una piccola cosa ed essere, senza dover fare, e semplicemente gioire del momento. Questo mi hanno insegnato e forse nemmeno sanno di avermelo regalato. Questo è il loro modo di vivere.

L’Africa è un paese difficile e quello che hai oggi sopra la testa potresti non averlo il giorno dopo…

Ammetto anche che questa visione a corto raggio intrinseca nel loro modo di ragionare abbia creato qualche problema di organizzazione nel gestire le lezioni a noi, programmatori seriali; ora che sono comodamente seduto nella mia camera mi rendo conto che anche sopra la mia testa qualcosa è cambiato perché se alzo gli occhi al cielo, non posso più tuffarmi in quel mare di stelle e nuotare senza tempo nella Via Lattea. Ma l’esperienza mi resta e mi tengo stretto ciò che la scuola, gli studenti, i docenti, Baba Salvatore, i masai e tutta la Tanzania mi ha lasciato e dico a loro, così come a Poggiolevante, al gruppo straordinario con cui sono partito e a tutti quelli che hanno contribuito a questa missione: “Asante!” (Grazie in Swahili).

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